@ - Ancora un blitz tra Palermo e New York. A Palermo sette indagati, a diverso titolo, di associazione mafiosa e altri reati connessi. A New York dieci indagati per associazione per delinquere, estorsione, incendio doloso, cospirazione e turbativa d’asta. Ancora una volta l’asse investigativo corre tra vecchi boss siciliani e la famiglia “americana” Gambino.
Mafia: blitz tra Palermo e New York, colpiti vecchi boss e nuove leve© Fornito da Il Sole 24 Ore
Le indagini, partite nel 2021, testimoniano l’attività del mandamento mafioso di Partinico, storicamente legato al boss Vito Vitale, la cui ascesa al vertice, risalente agli anni 90, venne supportata dai “corleonesi” di Totò Riina. Le indagini hanno documentato, in particolare, la cifra criminale di alcuni anziani boss della famiglia mafiosa di “Torretta” già emersi sullo sfondo delle inchieste “Pizza Connection” e “Iron Tower” e, sul fronte americano, il ruolo di alcuni esponenti di spicco di Cosa Nostra americana legati al boss Frank Calì, assassinato nel marzo 2019.
Ancora una volta – è una delle eredità lasciate dal giudice istruttore Giovanni Falcone – la collaborazione tra l’Fbi (l’Agenzia federale investigativa statunitense) e gli italiani, in questo caso il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato agli ordini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha funzionato.
L’Fbi ha documentato una serie di condotte estorsive nei cantieri edili di New York, che hanno fatto ricorso alla manovalanza delle gangs metropolitane. Nulla di nuovo sotto il sole. La trasformazione urbana degli anni Ottanta della Grande Mela è stata influenzata dalle imprese edili legate alle principali cinque famiglie mafiose italo-americane e, ancora due anni fa, nell’aprile 2021, l’indagine "Cristal Tower" della Dda di Palermo, delegata ai Carabinieri, registrò numerosi gli incontri riservati organizzati dal clan di Torretta con gli “americani”.
Nel settembre 2018 era sbarcato in Sicilia l'emissario di Cosa nostra statunitense accolto con tutti gli onori dalla cosca di Torretta, prelevato all'aeroporto e alloggiato in una lussuosa villa con piscina a Mondello con anche un grammo di cocaina come segno di benvenuto. L’indagine registrò in diretta la fibrillazione e l'immediata attivazione della cosca di Torretta quando, il 13 settembre 2019, a Staten Island (New York), venne ucciso a colpi di pistola Frank Calì, detto Franky boy. «Nei giorni successivi – scrissero gli investigatori dell'Arma – si registrava la partenza per gli Stati Uniti del figlio di uno degli indagati che, durante la sua permanenza a New York, si è relazionato anche con soggetti della Cosa nostra locale, tra cui l'emissario giunto a Torretta l'anno precedente. Rientrato in Sicilia il giovane ha riferito il clima di profonda tensione creatosi sulla sponda americana e le proprie valutazioni sulla successione al vertice di Franky Boy».
Sempre a New York, ha svelato l’Fbi, alcuni indagati di origine italiana hanno svelato episodi di estorsione in danno di ristoratori di origini siciliane a New York, richiamando l’azione di impulso e di intermediazione assicurata in Sicilia dai maggiorenti mafiosi, in grado di esercitare pressioni nei confronti dei familiari delle stesse vittime tuttora residenti nell’area del mandamento di Partinico.
In atre parole è stato registrato negli Usa il metodo estorsivo mafioso suggerito da un anziano boss partinicese. Visto che i tempi sono magri, gli indagati americani si accontentavano di somme più esigue e di abbandonare le azioni violente, “appaltate” alle gangs.
La morte a New York – il 3 ottobre 2023, otto giorni dopo il boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro – di Thomas "Tommy" Gambino, il figlio maggiore del fondatore della famiglia criminale, don Carlo, potrebbe rimescolare carte, giochi e alleanze. Non solo a New York e negli Usa. Aveva 94 anni. Tommy era il nipote di "Big Paul" Castellano, che era succeduto a don Carlo come capo della famiglia ma era stato cacciato nel 1985 per ordine del padrino dei Gambino, John Gotti.
Nel 1992 il New York Times riportò che Tommy Gambino possedeva almeno 75 milioni di dollari in contanti, obbligazioni e titoli azionari". In quell’anno i fratelli Thomas e Joseph, anch’esso morto – che avevano quasi il monopolio dell’autotrasporto attraverso la Consolidated carrier corporation – furono accusati di corruzione e altri 52 capi d'accusa, compresi furto, estorsione, coercizione e restrizione del commercio, che comportavano la possibilità di 25 anni di carcere in caso di condanna. I fratelli patteggiarono, accettando di pagare 12 milioni di dollari in multe e di vendere le loro attività di trasporto.Nel 1993venne accusato di racket e associazione a delinquere per aver controllato gioco d'azzardo e usura nel Connecticut. Scontò la pena in una prigione federale dal 1996 al 2000.
Anche alla luce del prepotente ritorno in Sicilia dagli Usa degli “scappati” nella guerra di mafia degli anni Ottanta e dei loro nuovi affari sull’asse Palermo-New York, c’è da considerare quali potranno essere i futuri equilibri. Matteo Messina Denaro, morto il 25 settembre 2023, risultava avere gradi di parentela con importanti famiglie mafiose newyorkesi, come Gambino, Lucchese, Bonanno, Genovese. Alcuni dei capi delle cinque famiglie di New York, come Carmine Galante e Joe Bonanno, erano originari di Castellammare e alcuni importanti processi celebrati già nel 1956 e nel 1963 comprovarono che già all’epoca esistevano stretti legami, anche in ragione dei vincoli parentali, tra le cosche di Alcamo, Salemi e Castellammare del Golfo e le famiglie mafiose radicatesi negli States. In particolare, molti castellammaresi emigrarono nel New Jersey e questo spiega la solidità dei legami con le famiglie mafiose di New York ma anche il peso della mafia castellammarese, che si faceva forte di una naturale alleanza su base parentale con la mafia a stelle e strisce, che ben prima delle organizzazioni criminali europee aveva scoperto il business della droga.
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