@ - Civita Castellana - Il presidente del biodistretto della via Amerina e delle Forre Famiano Crucianelli risponde a Ferdinando Monfeli dell'Asta: "Siamo sempre stati disponibile al confronto purché reale e leale".
Riceviamo e pubblichiamo – Ringrazio il presidente Fernando Monfeli per la lettera pubblica che ha voluto scrivere al biodistretto e alla mia persona. Nella lettera vi sono alcune affermazioni gratuite, dei luoghi comuni ai quali ho più e più volte replicato.
Noi non abbiamo alcuna inimicizia nei confronti dei produttori, il termine imprenditore si presta a troppi equivoci, né tantomeno nei confronti della “nocciola”. I primi li consideriamo i veri e possibili protagonisti di un’agricoltura realmente sostenibile e la nocciola è, e vorremmo che continuasse ad essere, una risorsa importante anche per le generazioni che verranno. Quel che contestiamo è la coltivazione intensiva, la monocultura, l’uso irragionevole della chimica di sintesi e dei pesticidi nella coltivazione del nocciolo, come in altre coltivazioni. I danni alla salute della natura e dei cittadini sono più che evidenti e provati. Su ciò ci siamo confrontati e scontrati più volte e non è utile in questa sede tornarci.
Sono d’accordo con lei sulla opportunità e sulla utilità di un altro terreno di confronto e forse di dialogo. E’ evidente che legare il destino del nostro territorio a una sola produzione agricola è stata e sempre più sarà una scelta ad alto rischio, lo è per le tante ragioni che da sempre solleviamo, ma lo è per la ragione che lei giustamente ha sottolineato, ovvero per una ragione anche squisitamente economica, sono due anni che la produzione della nocciola è in grande difficoltà che questo sia un grande problema, è questione della quale tutti siamo consapevoli.
La monocultura da sempre è una ricchezza per le grandi aziende internazionali che si muovono agilmente da un paese all’altro, multinazionali che senza difficoltà lasciano alle loro spalle territori che per una qualche ragione strutturale (terreni esausti) o straordinaria (cambiamento climatico) sono ormai improduttivi.
La via alternativa alla monocultura del nocciolo come di altre produzioni sta proprio nella diversificazione delle produzioni, nella tanto, talvolta ipocritamente, citata biodiversità e soprattutto nella valorizzazione del territorio, delle sue bellezze, della tipicità e qualità dei suoi prodotti.
Lei ha talmente ragione che noi abbiamo una Dop Tuscia dell’olio e una Dop della nostra nocciola che sono clandestine, una ricchezza buttata in un cestino. Di chi la responsabilità? E soprattutto è possibile cambiare strada? Sono ancora una volta d’accordo con lei. La responsabilità prima, certo non unica, è di chi avendo responsabilità politiche e di governo non ha posto al centro l’insieme delle virtù economiche e sociali del territorio e alla fine ha finito per subire le illusorie suggestioni della grandissima azienda internazionale. Sono stati tagliati ettari ed ettari di ulivi grazie a un “rigo” messo in una legge, si è compromesso e si continua a compromettere così un patrimonio per l’oggi e per il futuro.
Ma la responsabilità prima delle istituzioni non è solo quella di aver scritto quel rigo, di aver messo un cavallo di Troia in una legge che avrebbe dovuto proteggere gli ulivi, quanto aver messo il produttore di fronte all’alternativa: o tagliare o il nulla. Sono problemi che solleviamo da tanto e tanto tempo e il nostro auspicio ieri come oggi è che su questo ordine di questioni si possa discutere utilmente.
Abbiamo un territorio per storia, cultura, per bellezze naturali, per produzioni di qualità, per una scienza e un sapere antico anche dei nostri “contadini – produttori” prezioso, un patrimonio essenziale con il quale affrontare le sfide del futuro. Il biodistretto è sempre stato disponibile al confronto purché sia reale, leale e non viziato da interessi particolaristici.
Il 21 gennaio avremo una conferenza e una manifestazione sulla nocciola, sulle sue virtù e sul valore per il nostro territorio, sarà un incontro aperto a quante e a quanti hanno a cuore il bene comune della nostra Tuscia.
Famiano Crucianelli
Presidente biodistretto della Via Amerina e delle Forre
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