sabato 16 aprile 2022

Finlandia nella Nato? Kai Sauer: "Non ci fidiamo più della Russia, sarà l'Occidente a proteggerci"



Kai Sauer è convinto che anche un’eventuale richiesta di adesione alla Nato non lascerà scoperta la Finlandia dinanzi alle minacce della Russia. Il sottosegretario agli Esteri finlandese ha ricevuto rassicurazioni da alcuni partner storici sul fatto che Helsinki potrà contare sul loro sostegno anche nel delicato periodo che andrà dalla richiesta di adesione alla ratifica dei 30 parlamenti dell’Alleanza. Ma con il vicino russo restano aperti alcuni interrogativi cruciali, sottolinea il diplomatico finlandese. A cominciare dalla gestione della lunga frontiera comune. E resta anche l’incognita sul futuro della sicurezza nel Mar Baltico, nel Mare di Barens e nell’Artico.

Dopo l'attacco all'Ucraina, come saranno le future relazioni tra Finlandia e Russia?

"C'è stata una grave lesione della fiducia che sarà difficile da ricostruire. D'altra parte, la nostra posizione geografica non può essere cambiata: abbiamo 1.340 km di confine comune con la Russia, ed è ovvio che ha sempre significato una stretta collaborazione, una gestione comune della frontiera, un dialogo sulla protezione ambientale e sullo smaltimento delle scorie nucleari. La Russia è il nostro vicino, il che significa che ci sono sempre cose di cui dovremo occuparci. Ma è anche abbastanza chiaro che l'aggressione di Mosca ci ha messo in una situazione che ha effetti molto ampi sulla nostra cooperazione. Nell’Artico, nel Mar Baltico, nel Mare di Barens abbiamo avviato collaborazioni da anni o decenni. E il futuro, adesso, è un'incognita".

A proposito dell'Artico, non teme che gli appetiti egemonici della Russia possano emergere anche lì?

"La collaborazione tra i paesi del Consiglio Artico si è finora concentrata su questioni non militari. Ma ora che il clima è precipitato, è probabile che emergano anche questioni di sicurezza o di difesa. Ci sono già delle truppe russe lì. Sono state spostate in Ucraina dopo l'invasione, e ora quella zona è tranquilla. Ma non sappiamo cosa succederà nei prossimi anni, soprattutto perché quell'area sta diventando sempre più strategica".

C'è un consenso abbastanza ampio in Finlandia sull'adesione alla Nato, o no?

"Non posso esprimermi come ministro, il Parlamento è sovrano. E dibatterà dell'eventuale adesione dopo Pasqua, sulla base del "Libro bianco" sulla situazione della sicurezza nel Paese. Poi saranno il presidente e il governo a prendere una decisione. E i sondaggi sono lampanti: oltre il 60% dei finlandesi vuole entrare nella Nato. E lo dobbiamo soprattutto a Putin".

Un grande stratega, Putin.

"Già. Prima di tutto, ha unificato l'Ucraina. Inoltre ha cementato l'Ue e la Nato, che collaborano molto più efficacemente. L'alleanza transatlantica è diventata più forte. E ha spinto noi e la Svezia ad abbracciare la NATO".

La finlandizzazione è stata una costrizione per i finlandesi. Ma perché il suo paese è stato contro la Nato per così tanto tempo, anche dopo la Caduta del muro di Berlino, anche quando poteva entrare?

“In realtà, aspirammo alla neutralità prima della seconda guerra mondiale. Poi la Guerra fredda limitò molto il nostro spazio di manovra in politica estera. Ma la neutralità era anche un modo per espandere un po' questo spazio. Ed è questo il motivo per cui molti finlandesi e molti politici hanno continuato ad essere riluttanti ad aderire alla Nato”.

In realtà fu un termine negativo coniato dal politico tedesco Franz Josef Strauss per dire che la Germania non doveva “finlandizzarsi”, insomma allontanarsi dai partner della Nato.

“Allora era anche una parola che descriveva un modo di adeguarsi a una situazione internazionale, di conquistare spazi, sia in politica interna, sia sul piano internazionale. Eravamo il paese più democratico e orientato all’ovest, ma con una frontiera con l'Unione Sovietica. Ma se mi chiedesse se la ‘finlandizzazione’ può essere un modo per risolvere la crisi ucraina, le direi che non lo consiglieremmo mai. È una limitazione autoimposta della sovranità".

Ci sono già segni di reazioni russe alla vostra eventuale adesione alla Nato: violazioni dello spazio aereo, attacchi informatici a siti ministeriali. Cosa teme per il futuro?


La ratifica potrebbe durare quattro mesi o un anno, da parte dei 30 parlamenti dell'Alleanza.

"Gli ultimi esempi suggeriscono che potrebbe durate da pochi mesi e un anno. Ma faremo tutto il necessario per portare a termine il processo, se decidiamo di farlo. E nessuno deve interferire. E’ la nostra decisione sovrana".

La Nato, dopo decenni di collaborazione, potrebbe difendervi anche durante il periodo di ratifica?

"Collaboriamo strettamente con la Nato, con gli Stati Uniti, con il Regno Unito, con la Francia, con le forze europee d'intervento rapido. Nella peggiore delle ipotesi, sappiamo di poter contare su questi Paesi".

Pensa che ci saranno problemi con uno dei 30 Paesi che dovranno ratificare la sua richiesta? L'Ungheria filo-utiniana, per esempio?

"Penso che tutti ci sosterranno. Sarebbe scandaloso se non succedesse".

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