@ - Sabato scorso, Bergoglio ha accettato le dimissioni dei cardinali Robert Sarah, (75 anni), ormai ex prefetto della Congregazione per il Culto divino, e Angelo Comastri (77), ex vicario per la Città del Vaticano e arciprete di San Pietro. Due baluardi dell'ortodossia cattolica escono di scena per limiti di età, anche se Beniamino Stella, creato cardinale da Bergoglio, a 80 anni è ancora prefetto della Congregazione per il Clero (non di rado la carriera dei cardinali prosegue oltre i 75). Il tweet di saluto del porporato guineano lascia tuttavia perplessi: «...Sono nelle mani di Dio. L'unica roccia è Cristo. Ci rivedremo molto presto a Roma e altrove». Perché questa angoscia e il vago tono del genere «ci rivedremo a Filippi»? Dubbio lecito, dato che il rapporto di Sarah con Bergoglio è stato conflittuale fin dal 2013, quando dovette modificare le rubriche del messale per consentire a Francesco la lavanda dei piedi a un'islamica. L'ultima fra le umilianti correzioni pubbliche subite da Sarah è stata sul libro "Dal profondo del nostro cuore", firmato con Benedetto XVI, a difesa del celibato sacerdotale: vicenda piena di smentite e retromarce, culminata col siluramento
ANTICA LITURGIA
Se il successore di Sarah non è stato ancora indicato, il suo vice, l'arcivescovo Arthur Roche, in un recente documento rilanciato da siti conservatori, appare critico con la liturgia antica. Sulla messa in latino sarà guerra totale fra chiesa tradizionalista e modernista: fu infatti il motu proprio con cui papa Benedetto XVI "ripristinò" la messa in latino a scatenargli definitivamente contro i modernisti, tanto - secondo molti - da costringerlo alle dimissioni. All'antica liturgia ricorrono sempre più fedeli, che dubitano della liceità di una messa celebrata "una cum papa Francisco" (in comunione con lui). Secondo La Nuova Bussola Quotidiana, invece, un "papabile" potrebbe essere mons. Vittorio Viola, francescano lontano dalle ispirazioni tradizionaliste di Sarah: è legato a mons. Luca Brandolini, vescovo modernista, per il quale il motu proprio di Benedetto XVI sulla messa in latino fu «il giorno più triste». Francescano è anche il 55enne neo cardinale Mauro Gambetti, già custode del Convento di Assisi, che ha sostituito il card. Comastri il quale, nel 2018, aveva pur accettato (non si sa quanto volentieri) che si celebrasse nella "sua" basilica di San Pietro l'intronizzazione della Pachamama, la Madre Terra andina, divinità pagana e, per alcuni, schiettamente satanica. In sostanza, la vecchia guardia della Chiesa cattolica è fuori gioco; contemporaneamente, si assiste a un'accelerazione progressista-modernista della Chiesa, oltre che a una personalizzazione e "francescanizzazione" della Curia, se pensiamo anche alla berretta cardinalizia conferita al frate Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, per il quale «papa Francesco è Gesù» stesso. di mons. Gänswein.
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