@-Recovery Plan: le linee guida della Commissione per la transizione ecologica
La Commissione Europea ha pubblicato le linee guida per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund per garantire la completa transizione ecologica del continente.
Il Recovery Fund che l’Unione Europea ha stanziato a favore della ripresa economica post-Covid vira in maniera sempre più decisa verso una completa transizione ecologica.
Nella seduta del 9 febbraio si è assistito all’approvazione del regolamento definitivo da parte del Parlamento Europeo su quelli che dovranno essere gli obiettivi e le procedure dei governi nazionali per accedere ai 672,5 miliardi di euro complessivi, tra prestiti e finanziamenti a fondo perduto, messi a disposizione dal blocco comunitario.
In seguito, la Commissione ha pubblicato venerdì scorso le linee guida da dover rispettare per i Piani di ripresa e resilienza dei Paesi membri sul fronte della sostenibilità, applicando una gerarchia dei risultati da raggiungere, ovvero la cosiddetta “tassonomia ambientale”.
Oltre a richiedere l’allocazione di almeno il 37% dell’ammontare totale delle risorse ricevute in progetti diretti per il contrasto al cambiamento climatico e nella green economy, si insiste sul fatto che anche le altre spese non debbano comportare alcun danno significativo per l’ambiente.
Recovery Plan: linee guida della Commissione per la transizione ecologica
Gli Stati europei dovranno quindi impiegare la spesa pubblica prevista in modo da non andare contro i seguenti punti fermi esplicitati dalla Commissione Europea:
- frenare il cambiamento climatico, evitando le emissioni di gas serra o migliorandone l’assorbimento;
- adattarsi all’impatto del cambiamento climatico, prevenendo gli effetti negativi attuali e futuri;
- proteggere le acque e le risorse marine;
- ridurre l’inquinamento;
- salvaguardare la natura e le biodiversità;
- promuovere l’economia circolare, riducendo i rifiuti e aumentando il riciclo
Attraverso questa lista, l’organismo comunitario punta a evitare la realizzazione di progetti in grado di generare effetti positivi per uno dei punti elencati, ma che possano potenzialmente mettere in pericolo l’impatto ambientale nel suo complesso.
Tutte le azioni dovranno così rispettare le priorità della Commissione, assicurando una piena transizione ecologica che mira a far diventare l’Europa la prima area politico-economica del mondo a emissioni zero.
Sostenibilità ambientale di tutti i progetti
In quest’ottica, ad esempio, non sono ammessi in linea generale investimenti nel settore della produzione energetica attraverso i combustibili fossili e delle relative infrastrutture.
Tuttavia, sono previste eccezioni limitate da valutare caso per caso per progetti di estrazione di gas naturale per la sostituzione di carbone e petrolio, permettendo la riduzione delle emissioni di gas serra.
In circostanze del genere, i Paesi dovranno dimostrare che tali investimenti non danneggino in modo significativo altri aspetti ambientali, garantendo inoltre che le opere edificate possano passare in futuro all’utilizzo esclusivo di gas verdi.
Infine, viene ribadito come i Governi nazionali abbiano tempo fino ad aprile per presentare il proprio Recovery Plan, il quale dovrà comunque passare al vaglio della stessa Commissione.
Recovery Fund: soldi in estate, ma a una condizione. Le ultime novità
Il Recovery Fund sempre più concreto: oggi è stato firmato il regolamento sui fondi. L’appello dell’UE è stato unanime: gli Stati devono fare presto con i loro piani.
Recovery Fund: accelera il percorso di definizione del meccanismo per l’erogazione dei fondi europei.
Anzi, il regolamento è ormai definitivo, con la firma odierna del testo, già approvato in Parlamento UE, da parte di Ursula von der Leyen, David Sassoli e il presidente di turno Antonio Costa.
Tutto è pronto per avviare l’imponente struttura del fondo per la ripresa, tanto atteso dai Paesi. I miliardi contro la crisi aspettano solo la ratifica dei piani nazionali per essere erogati.
Bisogna fare presto: questa la condizione per iniziare a elargire le risorse. C’è già una data per i primi soldi del Recovery Fund, ma la von der Leyen ha ammonito i Paesi.
Recovery Fund: risorse pronte, gli Stati no
Il regolamento giuridico del Recovery Fund, che rappresenta la parte più importante del Next Generation EU, ha superato il suo ultimo ostacolo procedurale: i tre presidenti istituzionali europei (della Commissione, del Parlamento e della presidenza di turno) hanno firmato il testo del Recovery and Resilience Facility.
Ora la questione passa ai singoli Stati dai quali tutto dipende, specialmente i tempi di erogazione delle risorse.
Le parole di Ursula von der Leyen sono state chiare:
“tutti e tre, Commissione, Parlamento e Consiglio, chiediamo a tutti gli Stati membri di ratificare la decisione sulle risorse proprie il più rapidamente possibile. L’obiettivo è erogare i primi fondi a metà anno”
Si tratterebbe dell’anticipo del 13% delle risorse spettanti al Paese.
Anche Sassoli ha insistito sul punto: “i cittadini e le imprese non possono aspettare, per questo lanciamo un appello ai parlamenti nazionali che possono accelerare e dare subito il via libera al piano, per una ripresa europea, di tutti”
L’auspicio è che marzo sia il mese definitivo per tutte le nazioni, affinché definiscano e approvino i loro progetti di riforme e investimento. In questo modo entro aprile la Commissione avrà tutti i piani e potrà avviare la valutazione.
Solo con questa condizione temporale, i primi fondi potranno arrivare a inizio estate.
I 27 Paesi sono stati avvisati. L’Italia in primis, con Draghi che proverà ad accelerare proprio sul Recovery Fund.
Il Recovery Fund segnerà la fine dell’Euro? L’analisi
Recovery Fund in primo piano con il Governo Draghi: ma cosa succederà se arriveranno i fondi? il rischio è alto per Marcotti, in gioco c’è la fine dell’UE e dell’euro. L’analisi.
Cosa farà Draghi con il Recovery Fund? La domanda interroga molti e attende risposte concrete e immediate.
L’interrogativo è cruciale anche per Marcotti, come di consueto intervistato da Money.it. Nel suo intervento l’esperto di finanza non nega che l’Italia si trova a un bivio e l’ex banchiere, nella sua decisione sui 200 e oltre miliardi di euro da Bruxelles, darà la direzione finale al nostro Paese.
Il rischio, però, è grande: con il sì al Recovery Fund l’UE è destinata a scoppiare. E l’Euro, negli anni, a fallire. I motivi per Marcotti.
Recovery Fund: sarà un fallimento, ecco perché
Tutti i riflettori puntati sul Recovery Fund. In Italia, il Governo Draghi è nato proprio per evitare il naufragio del piano di riforme necessario per ottenere i miliardi da Bruxelles.
Ora che il regolamento è stato approvato dal Parlamento Europeo, le istituzioni comunitarie stanno facendo pressione affinché i piani nazionali siano completati al più presto. Il rischio è perdere l’opportunità di avviare il processo di cambiamento e sviluppo.
Oppure, il timore è che proprio il meccanismo del fondo di ripresa, una volta attivato anche in Italia grazie a Draghi, porterà alla fine della stessa UE.
Una prospettiva così drastica, anche se non immediata, è ipotizzata da Marcotti. Le sue idee sono chiare:
“Il Recovery Fund sarà la fine, negli anni, dell’Unione Europea e forse dell’euro. Questo perché l’Unione non può stare in piedi se non è anche politica...ma visto che gli Stati del Nord non la vogliono, arriverà il momento che tutto si sgretolerà.”
Il compromesso del fondo è stato, in questa analisi dell’esperto, un tentativo estremo, forse l’ultimo, per cercare di tenere insieme i 27 Stati. Ma cosa succederà quando i prestiti del Recovery Fund dovranno essere ridati indietro?
A quel punto, i Paesi membri si troveranno a dover pagare il debito e la prospettiva è l’esplosione dell’Unione Europea.
LEGGI IL COLLEGAMENTO ORIGINALE:
Nessun commento:
Posta un commento