@ - La diffusione dell'influenza aviaria viene tenuto d'occhio dalle autorità sanitarie. Matteo Bassetti spiega a Today.it cos'è e perché si parla di una nuova possibile pandemia "100 volte peggiore" di quella del Covid.
Matteo Bassetti
Pinguini, orsi polari, mucche da latte. E ora anche un paziente umano, il secondo in America. L’influenza aviaria continua a circolare ormai da due decenni su tutto il pianeta, in un tour de force che rischia di rendere il virus H5N1 sempre più capace di infettare efficacemente i mammiferi, e forse anche l’uomo. Per ora i pericoli per la nostra specie sono minimi, come ricordano le autorità sanitarie americane ed europee, ma se in futuro dovesse emergere un ceppo ad alta patogenicità capace di trasmettersi tra esseri umani, i rischi di una nuova pandemia si farebbero più che concreti. Ne abbiamo parlato con Matteo Bassetti, Professore ordinario di Malattie infettive all'Università di Genova e Direttore della scuola di specializzazione in Malattie infettive dell'Università di Genova.
Professore Bassetti, di che virus parliamo?
Quello che ha recentemente infettato il paziente texano è un virus dell’influenza A del sottotipo H5N1 ad alta patogenicità. È il lignaggio che circola dalla fine degli anni ‘90, e che ha infettato milioni di polli, piccioni, anatre, e che è stato trovato negli orsi polari in Alaska e nei pinguini al Polo Sud. Di recente ha provocato focolai in diversi allevamenti di bovini americani, e questo significa che sta diventando più bravo ad infettare i mammiferi: ogni volta che fa un giro in una nuova specie accumula mutazioni e aumentano le probabilità che vengano selezionati nuovi ceppi sempre più pericolosi. Al momento nell’uomo sono stati registrati solo contagi diretti dagli animali, come nel caso texano in cui probabilmente parliamo di una persona che lavorava a stretto contatto con le mucche infette. Ma l’arrivo di un ceppo mutato capace di trasmettersi da uomo a uomo è possibile, e anzi sempre più probabile ad ogni nuovo contagio. E se succedesse rischieremmo una nuova pandemia, forse peggiore di quella che abbiamo vissuto con Covid.
Perché l’aviaria fa tanto paura?
H5N1 è un virus che fino ad oggi quando ha colpito gli esseri umani si è rivelato estremamente grave, con una mortalità che arriva anche al 50%. Probabilmente non è la percentuale che vedremmo davvero nel corso di una pandemia, ma comunque se pensiamo che Covid nei momenti peggiori non ha mai superato un 3% di mortalità, è facile capire che si tratta di un virus pericoloso. Non serve allarmismo ovviamente, anche perché i rischi per l’uomo attualmente sono ritenuti molto bassi, ma senz’altro è importante tenere alta l’attenzione. Quando l’Oms parla di malattia X, d’altronde, si riferisce esattamente a questo genere di malattie. Anzi, ha probabilmente in mente proprio il virus dell’aviaria: sono 30 anni che è considerato una minaccia, ed è proprio dalle prime epidemie di aviaria all’inizio dei 2000 che si è iniziato a parlare di piani pandemici. Ora quello che dobbiamo fare è tenerli aggiornati questi piani pandemici, e non fare lo struzzo come in passato.
Il piano pandemico il governo lo ha aggiornato, non senza polemiche.
Si, Vaia ha fatto benissimo ad aggiornarlo (qui l'ultima bozza pubblica), ma da novembre ne ha più sentito parlare? È importante che non rimanga lì, ma che circoli, che sia tutto pronto per applicarlo realmente appena ce ne fosse bisogno. Qui rischiamo di rimanere al palo, tra polemiche sui lockdown, i vaccini, e via dicendo, mentre il resto del mondo è al lavoro per prevenire la prossima pandemia.
Significa sapere quanti posti letto abbiamo in caso di pandemia, e quali. Quante terapie intensive. Quante mascherine per i sanitari, e dove procurarle in caso di bisogno per la popolazione. Avere scorte di farmaci e di vaccini. Che si fa se la malattia arriva in un allevamento italiano? Come si fanno le quarantene in caso ce ne fosse bisogno? Bisogna saper rispondere a queste domande, deve essere tutto scritto sul piano pandemico e bisogna essere pronti a metterlo in pratica. Se no rischiamo di trovarci di nuovo nel caos, ai 30 dpcm che sono serviti per affrontare la scorsa pandemia.
La pandemia di influenza aviaria potrebbe essere "100 volte peggiore" di quella del Covid
Se il virus dovesse mutare abbastanza da infettare l’uomo potrebbe diffondersi rapidamente. I sintomi dell'influenza aviaria sono simili a quelli di altre influenze, tra cui tosse, dolori muscolari e febbre. Alcune persone potrebbero non sviluppare sintomi evidenti, ma altre possono sviluppare una polmonite grave e pericolosa per la vita. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa il 52% delle persone che hanno contratto l’H5N1 dal 2003 sono morte. Per fare un confronto, il COVID attualmente uccide meno dello 0,1% delle persone infettate, anche se all’inizio della pandemia il tasso di mortalità era di circa il 20%.
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